All’alba di oggi, Agenti del Commissariato di Polizia e Militari della locale Compagnia Carabinieri hanno dato esecuzione ad 11 provvedimenti emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo nei confronti di appartenenti a Cosa Nostra.
I destinatari delle misure cautelari sono:
1. MELODIA Diego, inteso “Abele”, nato ad Alcamo (TP) il 13 novembre 1935, ivi residente; ex sorvegliato speciale di PS, già reggente della famiglia mafiosa di Alcamo;
2. ADAMO Francesca, nata a Palermo il 02 marzo 1964, ivi residente, avvocato;
3. AMATO Vito, nato a Marsala (TP) il 17 marzo 1968, residente in Alcamo;
4. CALANDRA Arcangelo, nato ad Alcamo (TP) il 07 gennaio 1958, medico in servizio presso l’Ospedale di Alcamo;
5. DI BENEDETTO Giacomo, nato a Partinico (PA) il 07 aprile 1982, residente in Alcamo (TP), pregiudicato;
6. MELODIA Ignazio, inteso “u rizzu” o “Testa d’acceddu”, nato ad Alcamo il 15 novembre 1956, pregiudicato, Reggente della famiglia mafiosa di Alcamo;
7. PIRRONE Liborio, inteso “Popò”, nato ad Alcamo (TP) il 03 maggio 1939, ivi residente, pregiudicato;
8. REGINA Giorgio, nato ad Alcamo (TP) il 06 novembre 1967, ivi residente, pregiudicato;
9. REGINA Stefano, nato ad Alcamo (TP) il 18 marzo 1964, ivi residente, pregiudicato;
10. PELLERITO Pietro, nato ad Alcamo (TP) il 23 dicembre 1958, ivi residente; Consigliere provinciale in carica;
11. REGINA Salvatore, nato Alcamo in data 13.12.1970 ivi residente, pregiudicato.
Contestualmente sono state eseguite altre 10 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati, ai quali è stata notificata informazione di garanzia per i reati di associazione mafiosa, estorsione aggravata continuata, interposizione fittizia di beni ed altro.
Carabinieri e Polizia hanno, altresì, proceduto al sequestro preventivo dell’impianto e dei beni materiali di pertinenza della “MEDI Cementi”, società operante nel settore del calcestruzzo, con opificio sito in Alcamo, contrada Furchi, risultata essere nella completa disponibilità della famiglia mafiosa alcamese. Il valore dei beni sottoposti a sequestro preventivo supera il milione di euro.
L’odierna operazione, coordinata dal Sostituto Procuratore della D.D.A. di Palermo, dott. Paolo Guido, costituisce la perfetta sintesi di due differenti indagini, autonomamente intraprese dalla Polizia (Operazione Abele) e dai Carabinieri (Indagine Cemento Libero).
Il lavoro di Carabinieri e Polizia, che hanno mantenuto un perfetto raccordo operativo durante la lunga e prolungata attività di indagine, è stato sapientemente coordinato dalla Procura della Repubblica che, condensando le risultanze acquisite dai due organi, è riuscita a tratteggiare, nella richiesta di applicazione di misure cautelari avanzata al GIP, un pregevole e dettagliato spaccato delle vicende che hanno interessato la famiglia mafiosa alcamese durante gli ultimi tre anni.
In particolare, l’attività condotta dalla Polizia di Stato ha contribuito a far luce su una serie di estorsioni ed altri reati che gli indagati hanno commesso nel corso del 2006 e parte del 2007, le indagini dei Carabinieri hanno completato ed arricchito il quadro indiziario dei fatti del 2007 attualizzandoli, senza soluzione di continuità sino agli ultimi eventi delittuosi consumati nel corso del 2008.
Filo conduttore di entrambe le indagini si è rivelato comunque essere il monopolio, conseguito dalla famiglia mafiosa, per quanto attiene la fornitura del calcestruzzo per tutti gli appalti pubblici e privati sul territorio di Alcamo. Posizione dominante ovviamente acquisita attraverso una serie di attentati incendiari e danneggiamenti – espressione tipica del c.d. “metodo mafioso” – in pregiudizio di altri operatori del settore, non più “autorizzati” ad operare sul territorio di Alcamo, nonché nei confronti di imprenditori che non intendevano soggiacere alla logica impositiva della cosca.
Tra gli vicende delittuose maggiormente significative, sistematicamente documentate da Carabinieri e Polizia durante il lungo arco delle indagini, particolare rilievo assume l’attività estorsiva perpetrata in danno di un’impresa, aggiudicataria di uno degli appalti pubblici di maggiore rilievo degli ultimi anni nella zona di influenza della consorteria.
Le indagini effettuate hanno, altresì, consentito di accertare il grado di specializzazione raggiunto dalla famiglia mafiosa in relazione all’interposizione fittizia nella titolarità dei beni degli associati, che venivano intestati a soggetti apparentemente fuori da qualsiasi contesto criminale. Preziosissimo, in tale contesto, il contributo dell’Avvocato ADAMO che, come sottolineato dagli stessi coindagati, oltre ad essere una profonda conoscitrice dell’ambiente eccellente di cosa nostra nel palermitano, era specializzata nel reperire “teste di legno” a cui attribuire la titolarità fittizia di imprese occultamente controllate dalla famiglia mafiosa.
Il lungo periodo durante il quale l’attenzione degli investigatori si è concentrata sugli odierni indagati, ha permesso di monitorare, in tempo reale, il mutevole divenire degli equilibri interni alla famiglia mafiosa Melodia, dall’avvicendamento al vertice tra l’anziano Boss MELODIA Diego, in beneficio del nipote MELODIA Ignazio, cl. 56, all’allontanamento del PIRRONE Liborio, divenuto troppo scomodo perché troppo in vista per i suoi metodi e, di conseguenza, potenzialmente facile obiettivo di indagini da parte degli inquirenti. Vistosi messo da parte il PIRRONE, con la complicità dei fratelli REGINA, non esitava a simulare un attentato alla sua persona per far credere di essere vittima della consorteria mafiosa.
Tutti i particolari delle vicende de quo è stato sapientemente cristallizzato dagli investigatori che, in silenzio, hanno osservato e documentato pazientemente i nuovi equilibri che andavano via via delineandosi. In tale contesto, non è parimenti sfuggita la vicenda che ha visto il consigliere provinciale Pietro PELLERITO mettersi immediatamente a disposizione della famiglia mafiosa per risolvere una situazione che avrebbe potuto cagionare una serie di problemi alla MEDI Cementi.